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"Ci avviamo verso un insolito pellegrinaggio". Così Osho apre questa serie di discorsi su un tema praticamente senza origine: questo, infatti, è il viaggio dell'uomo, è la nostra ricerca, dietro qualsiasi idea della vita si abbia, al di là di qualsiasi proiezione motivi il nostro agire. Questa immediatezza non può rinunciare a rivestirsi di forme, se vuole proporsi come messaggio comprensibile all'uomo comune: ecco allora gli espedienti escogitati dai Maestri, che portano a comprensioni improvvise, vere e proprie implosioni di consapevolezza. I dipinti dei Dieci tori dello Zen prima, le poesie poi, e infine i commenti si saldano in questa linea di immediatezza, creando un anello di congiunzione fra la realtà del "vuoto" che è la nostra natura originale e la capacità di penetrazione del discepolo. Capacità che non va fraintesa: noi non vediamo il nostro volto originale semplicemente perché abbiamo la testa girata da un'altra parte. Con questi discorsi di Osho, ci è offerta la possibilità di entrare in quella dimensione di noi stessi che difficilmente i ritmi quotidiani stimolano. Ma, paradossalmente, è proprio da qui che ci viene la forza per esistere. Entriamo dunque ad annusarci, andiamo e veniamo tra i colori del nostro essere... e d'un tratto, trionfanti, ci si ritroverà immersi nella gioia pura e semplice che noi tutti siamo.